Il pittore italiano Giovanni Battista Gaulli (1639-1709) è noto per il dramma dei suoi dipinti illusionistici sul soffitto in affresco e la brillantezza delle sue armonie di colore negli oli.
Giovanni Battista Gaulli, detto Baciccio, nacque a Genova e fu battezzato il 10 maggio 1639. Quando aveva 18 anni, tutta la sua famiglia morì di peste. Poco dopo partì per Roma, dove trascorse il resto della sua vita. Lì conobbe Gian Lorenzo Bernini, con il cui aiuto fiorì la carriera di Baciccio. Ricevette numerose commissioni per l’esecuzione di affreschi nelle chiese della città papale e mitologie nei suoi palazzi. “Dipinse tutti i cardinali”, scrisse nel 1730 Lione Pascoli, “tutte le persone importanti del suo tempo che vennero a Roma, ei sette papi che regnarono da Alessandro VII a Clemente XI”.
Nel 1674 Baciccio fu presidente della corporazione dei pittori, l’Accademia di San Luca. Dopo la morte di Bernini nel 1680 il prestigio di Baciccio diminuì un po ‘a causa della crescente popolarità dell’arte più fresca e tranquilla di Carlo Maratti, ma non mancò mai di commissioni. Morì a Roma il 26 marzo 1709.
Le prime opere identificabili del Baciccio, come i bozzetti ad olio per gli affreschi di S. Agnese, mostrano lo stile naturale che portò con sé da Genova. In questi schizzi ha spesso usato colori al massimo della saturazione – il blu più luminoso, più puro, il rosso più rosso – e ha applicato rapidamente la vernice con pennellate quasi esplosive piene di energia e vigore.
L’opera più famosa di Baciccio è il Trionfo del nome di Gesù nella Chiesa del Gesù (1672-1679), che copre la maggior parte del soffitto della navata della massiccia chiesa. Guardando in alto, abbiamo l’illusione che il tetto sia aperto al centro. In alto nel cielo ci sono cherubini e angeli che girano intorno alla luce emanata dal monogramma di Gesù. Sotto, sulle rive delle nuvole, ci sono folle di santi e uomini di chiesa che si inginocchiano in adorazione. Ad un’estremità c’è un gruppo di dannati precipitati all’inferno dalla stessa luce mistica che attira i beati in paradiso.
L’aspetto più sorprendente di questo lavoro è il modo in cui grandi gruppi di figure si riversano oltre il bordo della cornice e sembrano librarsi sopra le nostre teste e sotto il tetto della chiesa. Quindi esistono nella stessa zona di spazio che abbiamo noi, solo più in alto. Baciccio sottolinea in questo modo la piccolezza della distanza che separa il cielo dalla terra e quindi l’immediatezza del celeste. Queste figure sulle nuvole che sembrano fluttuare all’interno della chiesa assumono il senso della massa, la chiarezza dei contorni e i colori vivaci che ci sono familiari nel mondo materiale. Le figure che guardano giù dalle regioni più alte del cielo assumono un’esistenza meno fisica e più spirituale. I loro contorni si confondono, la loro solidità si dissolve ei loro colori svaniscono mentre affondano di nuovo nella luce divina.
Ulteriori letture
Il libro standard su Gaulli è Robert Enggass, La pittura del Baciccio: Giovanni Battista Gaulli (1964). C’è un eccellente saggio su di lui in Ellis K. Waterhouse, Pittura barocca italiana (1962). □