Filippo iv (spagna) (1605–1665), re di Spagna (1621–1665). Filippo, suo padre Filippo III (1578–1621) e suo figlio Carlo II (1661–1700) sono talvolta conosciuti come “Asburgo minori” per differenziarli dai loro predecessori del XVI secolo. Studi hanno dimostrato che i monarchi spagnoli del diciassettesimo secolo non meritavano il termine peggiorativo, sebbene la rivalutazione sia dovuta meno alle loro capacità che agli eventi dei loro regni, che sono stati oggetto di importanti opere della storia revisionista.
Filippo IV salì al potere quando la guerra tra la Spagna e gli olandesi ribelli ricominciava dopo la scadenza di una tregua. Nel 1618 la Spagna era stata trascinata in quella che divenne la Guerra dei Trent’anni, e nel 1628 fu intrappolata nella cosiddetta Guerra di Successione Mantovana, che si rivelò costosa e inutile in quanto fece arrabbiare gli alleati naturali della Spagna e diede una vittoria per la Francia. Ci furono alcuni primi trionfi militari, tra cui la resa di Breda del 1624 da parte degli olandesi e la vittoria del fratello del re sugli svedesi nella battaglia di Nördlingen del 1634, immortalate rispettivamente da Diego Rodríguez de Silva Velázquez e Peter Paul Rubens. Nel 1635 Spagna e Francia dichiararono una guerra reciproca, che terminò nel 1659 con il Trattato dei Pirenei (che includeva un doppio matrimonio che alla fine servì a consegnare la corona spagnola ai Borbone). Filippo supervisionò anche la guerra sempre più futile con gli olandesi, che terminò con il Trattato di Münster del 1648 e l’indipendenza delle Province Unite. Nel 1640 subì le ribellioni sia della Catalogna che del Portogallo. Il primo si è concluso senza successo per i catalani nel 1652; quest’ultima terminò nel 1668, dopo la morte del re, con l’indipendenza del Portogallo.
A livello nazionale, la Spagna nel diciassettesimo secolo subì una profonda crisi economica. La recessione e la dislocazione demografica, le epidemie ripetute, i fallimenti dei raccolti, la stagnazione industriale e l’elevata tassazione in Castiglia, tutti legati alla guerra continua, hanno contribuito al famoso “declino della Spagna” che, sebbene più sfumato di quanto spesso raffigurato, era nondimeno indiscutibile e ha diventa emblematico del regno di Filippo.
Filippo è meglio conosciuto per gli uomini che lo circondavano. Come suo padre, Filippo aveva consiglieri che spesso venivano accusati da nobili gelosi di usurpare il trono. Il più grande di questi favoriti fu Gaspare de Guzmán, il conte-duca di Olivares (1587–1645), il cui rivale e omologo sui Pirenei fu il cardinale Richelieu (1585–1642) della corte di Luigi XIII (governato dal 1610–1643). Olivares ha formato e coltivato il giovane re, vedendo in lui la possibilità di ripristinare la fortuna e la reputazione della Spagna. Sebbene Filippo sia stato licenziato come un monarca che essenzialmente ha abdicato, la sua corrispondenza mostra che non era un burattino. Condivideva con il potente Olivares un desiderio frenetico non solo di trionfare sui campi di battaglia europei, ma di riformare la Spagna dall’interno, desiderio quest’ultimo alimentato dal primo. Filippo trascorse tutto il suo regno non solo a fare la guerra su più fronti, ma a bilanciare gli interessi in competizione dei suoi vassalli – l’aristocrazia, le città e la gente comune – tutti con cui fu costretto a negoziare per ottenere entrate per aumentare e mantenere l’esercito.
Il regno di Filippo coincise con il Siglo de Oro, l’età d’oro dell’arte e della letteratura spagnola. Il re era un importante mecenate della letteratura, del teatro e delle belle arti. Il principale tra i pittori dell’epoca fu Velázquez (1599–1660), che Olivares impegnò in un’importante campagna di pubbliche relazioni. Velázquez ha creato una magnifica serie di ritratti equestri della famiglia reale (ora ospitata nel Museo del Prado di Madrid) per il palazzo del Buen Retiro a Madrid, che JH Elliott ha definito “un gigantesco esercizio di auto-proiezione” che alla fine ha fallito a causa dell’isolamento della corte (Elliott, 1989, p. 187). Il drammaturgo, poeta e satirico Francisco de Quevedo (1580–1645) fu un’altra grande figura arruolata per scopi di propaganda, sebbene la relazione finì male. Quevedo alla fine fu bandito per aver difeso il re su Olivares, che considerava un tiranno.
Olivares cadde dal potere nel 1643 e il suo sistema di governo fu smantellato. Quell’anno Filippo incontrò e passò sotto l’influenza di Sor María de Jesús de Agreda (1602–1665), una mistica con cui corrispondeva per il resto della sua vita, ricevendo consigli spirituali e politici. Filippo acquisì anche un nuovo favorito, il nipote di Olivares, Luis de Haro (1598–1661), che presiedette il graduale disimpegno della Spagna dai conflitti europei e peninsulari. Le umiliazioni della Spagna, di cui Filippo si sentiva responsabile, resero gli ultimi anni del re malinconici. Altrettanto preoccupante era l’assenza di un erede. La sua prima moglie, Isabella di Borbone, morta nel 1644, aveva un figlio, morto nel 1646 all’età di diciassette anni. Filippo poi sposò sua nipote, Mariana d’Austria, il cui secondo figlio, Carlo, ereditò il trono alla morte di Filippo nel 1665. Il fragile Carlo di quattro anni fu l’ultimo degli Asburgo spagnoli.