Filosofo, educatore e statista idealista italiano; b. Castelvetrano, Sicilia, 30 maggio 1875; d. Firenze, 15 aprile 1944. Fu allievo degli hegeliani D. Jaja e B. Spaventa e collaborò con B. croce a La critica. Come ministro della pubblica istruzione (1922-24) operò una profonda trasformazione nel sistema educativo italiano, ispirandosi ai principi della sua filosofia, a cui diede il nome di idealismo reale. Gentile collegò coscientemente la sua posizione filosofica alla sua interpretazione della storia della filosofia occidentale; così l’idealismo reale può essere meglio compreso come la risposta di Gentile alla ricerca fondamentale del pensiero occidentale, l’istituzione della razionalità immanente dell’esistenza concreta. L’attualismo trae la sua più profonda ispirazione dall’intuizione di G. vico: È vero convertibile; la razionalità immanente dell’esistenza concreta può essere colta solo attraverso il principio del suo divenire. Gentile sviluppa questa intuizione nella proposizione che la realtà è un processo di “autoctisi” che coinvolge posizione, distinzione e unificazione, mediante la quale vengono superati ogni immediatezza, dualismo e trascendenza. Basandosi sulla critica di Spaventa, Gentile concluse che Hegel aveva concepito erroneamente la dialettica attraverso la sua idea errata di divenire. Gli indizi per una rettifica di questo errore sono da trovare in una forma purificata della sintesi kantiana a priori e nella concezione di Spaventa della dialettica del pensiero attuale.
Questa correzione di Hegel dà origine alla teoria di Gentile dello spirito come “atto puro”: realtà che “è” in quanto “non è ancora”, ma “diventa” o “si fa”; questa realtà è l ‘”io”, l’individuo che diventa mediante il processo di universalizzazione di se stesso. Questo “io” è l’unica realtà concreta; non è un soggetto che “è” come un oggetto, un “fatto”, ma un “atto”. Gentile sviluppa la nozione di “io” e di “atto puro” in due direzioni: quella esistenziale e morale, che termina nella sua teoria dell’educazione, e quella astratta, che è esposta nella Sistema di Logica (1917-23). Il Logica distingue la “logica di ciò che si pensa” dalla “logica dell’atto di pensare”; poiché “ciò che si pensa” ha tutto il suo essere dall’atto di pensare, la logica di quest’ultimo è più basilare e fondamento del primo. Il primo è il regno del concetto ed è governato dal principio di identità; quest’ultimo è puro divenire ed è governato dalla dialettica. Questi sono uniti nella concreta esistenza dell’io. L’auto-generazione dell’io non è un processo astratto; è concreto, e come tale è l’adempimento di un dovere o di un progetto, che è identico al sé; l ‘”io” è una realtà morale, un valore e un generatore di valori. Il processo attraverso il quale l’io si realizza nella propria universalizzazione è l’educazione. Di conseguenza, la pedagogia è la più alta portata della filosofia e paideia la forma più pura di esistenza concreta sotto il suo aspetto razionale.
Vedi anche: egelismo e neoegelismo; idealismo.
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