Arnold van gennep

Gennep, arnold van (1873-1957), antropologo francese, è nato a Ludwigsburg, in Germania, suo padre discendente di emigranti francesi. Quando van Gennep aveva sei anni, i suoi genitori divorziarono e sua madre tornò in Francia con lui. Diversi anni dopo ha sposato un medico che aveva uno studio estivo presso una stazione termale della provincia francese della Savoia. L’attaccamento di Van Gennep a questa regione, che considerava la sua patria adottiva, risale a questi anni. Doveva viaggiare per la Savoia, villaggio per villaggio, raccogliendo materiali etnografici e folcloristici.

Van Gennep ha avuto una formazione universitaria diversificata e originale all’École Pratique des Hautes Études e all’École des Langues Orientales di Parigi; i suoi studi includevano linguistica generale, arabo antico e moderno, egittologia, studi islamici e studi sulle religioni dei popoli primitivi. Possedeva un raro dono per l’apprendimento delle lingue. Per sette anni è stato incaricato della traduzione al Ministero dell’Agricoltura di Parigi, ma ha rinunciato a questo incarico, l’unico che il governo francese gli avesse mai offerto, per dedicarsi alla sua ricerca personale. Dal 1912 al 1915 insegnò etnologia all’Università di Neuchâtel in Svizzera. Dopo essere stato espulso per aver espresso dubbi sulle pretese svizzere di totale neutralità durante la prima guerra mondiale, si guadagnò da vivere con la pubblicazione di numerosi articoli e rapporti periodici, conferenze e traduzioni commissionate.

La sua voluminosa produzione può essere suddivisa in due periodi separati dal suo lavoro più importante, Riti di passaggio (1909). Il concetto che ha scoperto qui gli ha permesso, durante la seconda parte della sua vita, di dedicarsi interamente all’etnografia e al folklore della Francia. Nella prima parte si era occupato dei problemi posti dalla scuola di antropologia inglese, riguardanti il ​​totemismo, i tabù, le forme originarie di religione e società, i rapporti tra mito e rito. Ma si era avvicinato a questi luoghi comuni antropologici con una certa originalità. Ad esempio, nel suo studio, basato sui documenti raccolti in Madagascar, sui problemi dei tabù, non solo vede l’espressione delle istituzioni e degli atteggiamenti religiosi, ma sottolinea anche gli effetti sociali del tabù, che crea, mantiene o trasforma l’ordine di natura, e che consolida i legami tra i membri di un singolo clan, tra i membri animali e umani di un clan, tra antenati e discendenti, e tra umani e dei. Taboo, credeva, è un’istituzione sia sociale che religiosa. L’aspetto del suo lavoro Lo stato attuale del problema totemico (1920), che pretendeva di essere una sommatoria provvisoria di opere sul totemismo, era in realtà, come dice Claude Lévi-Strauss, il “canto del cigno” delle speculazioni sul totemismo. La posizione teorica personale di van Gennep in questo lavoro è pre-funzionalista: il totemismo ha come funzione di mantenere la coesione esistente del gruppo sociale e di assicurarne la continuità, che il totem rappresenta simbolicamente.

Il contributo principale di Van Gennep rimane l’idea dei “riti di passaggio”, che ha proposto e sviluppato nel libro di quel titolo. Di rito di passaggio intende qualsiasi cerimonia che accompagni il passaggio da uno stato all’altro e da un mondo, cosmico o sociale, a un altro. Ogni rito di passaggio comprende tre fasi necessarie: separazione, confine e riaggregazione (o preliminare, liminale e postliminale). Van Gennep ha anche introdotto altre idee importanti. Sottolineando la “sequenza cerimoniale”, van Gennep dimostra l’importanza del processo di “dispiegamento” nei rituali e nelle relazioni che esistono tra i rituali. Introduce anche il concetto di “perno” del sacro, cioè l’idea che il sacro non sia un valore assoluto ma piuttosto un valore alternato, un’indicazione dell’alternanza delle situazioni in cui un individuo si trova. Ogni individuo, nel corso della sua vita, attraversa alternanze di sacro e profano, ei riti di passaggio hanno la funzione di neutralizzare per il gruppo sociale gli effetti dannosi degli squilibri prodotti da queste alternanze.

Van Gennep era un anticonformista riguardo alle sue idee, che lo obbligavano a vivere alla periferia delle istituzioni accademiche. Il suo contributo più originale nel campo dell’antropologia è stato quello di mostrare profonde connessioni tra la sfera sociale e quella religiosa.

Guarda anche

Rites of Passage, articolo di sintesi.

Bibliografia

Belmont, Nicole. Arnold Van Gennep: The Creator of French Ethnography. Tradotto da Derek Coltman. Chicago, 1978.

Gennep, Arnold van. Manuale del folclore francese contemporaneo. 9 voll. Parigi, 1937–1958.

Gennep, Arnold van. I riti di passaggio. Tradotto da Monika B. Vizedom e Gabrielle L. Caffee. Chicago, 1960.

Gennep, Ketty da. Bibliografia delle opere di Arnold van Gennep. Parigi, 1964.

Nuove fonti

Belier, Wouter W. “Arnold Van Gennep e l’ascesa della sociologia della religione francese”. Nume 41 (maggio 1994): 141–162.

Schjødt, Jens Peter. “Iniziazione e classificazione dei rituali”. Temenos 22 (1986): 93-108.

Zumwalt, Rosemary Lévy. L’enigma di Arnold van Gennep (1873–1957): maestro del folclore francese ed eremita di Bourg-la-Reine. Helsinki: Accademia finlandese delle scienze, 1988.

Nicole Belmont (1987)

Tradotto dal francese da Roger Norton
Bibliografia rivista