Il romanziere e drammaturgo francese Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux (1688-1763) ha creato uno stile complesso ed eminentemente personale, indicando la graduale transizione in Francia dall’arte neoclassica del XVII secolo a un’arte introspettiva del sentimento e dell’esperienza individuali.
Nato a Parigi, figlio di un funzionario della zecca reale le cui origini borghesi si confondevano con quelle della nobiltà minore, Pierre Carlet de Marivaux trascorse la sua infanzia nelle province e tornò nella capitale nel 1710. Pur studiando giurisprudenza apparentemente anche se piuttosto irregolare, era già immerso in sforzi letterari, componendo prima satire e poi serie imitazioni di stravaganti romanzi d’avventura. Poco si sa della sua vita privata, tranne che si è sposato nel 1717, ha avuto una figlia 2 anni dopo e non si è più risposato dopo la morte della moglie nel 1723.
L’anno 1720 fu doppiamente significativo per Marivaux: fu finanziariamente rovinato dal crollo della Law Bank e vide la sua prima opera drammatica prodotta, Amore e verità un triste fallimento di per sé. Imperterrito, ha lottato per guadagnarsi da vivere scrivendo per i giornali, lanciando anche l’effimero Spettatore francese (1722). Nel frattempo, un incontro teatrale infruttuoso con l’eroismo e la poesia classica richiesti dal Théâtre Français (Annibal, una tragedia in cinque atti, 1720) lo convinse della sua fantasia Arlecchino levigato dall’amore (Robin, Bachelor of Love), ben gestito dal Théâtre Italien quello stesso anno, e ha segnato il vero dominio del suo talento drammatico. Questo genere “minore” di commedia in prosa irregolare, sebbene gli valesse il disprezzo degli arbitri contemporanei come Voltaire, prometteva sopravvivenza ed eventuale gloria a un talento classificato secondo in Francia solo a quello di Molière.
Tra i 30 pezzi scritti per il palcoscenico, rimangono le commedie più importanti di Marivaux La sorpresa dell’amore (1722) La doppia incostanza (1722; Doppia infedeltà), Il leu dell’amore e del caso (1730; Il gioco dell’amore e del caso), E False confidenze (1737; Sylvia Hears a Secret). Partendo dall’ispirazione farsesca di Molière ma rimanendo fedele alle figure convenzionali fornite dai suoi migliori interpreti, i giocatori italiani, Marivaux ha cercato di mescolare la fantasia con una rappresentazione aggraziata di sentimento amoroso. Il suo soggetto eterno è il nascente sentimento dell’amore, la sua ardua dichiarazione, la cieca semplicità dei suoi travestimenti e il drastico coinvolgimento richiesto da questo mondo per la ricerca della felicità. L’amore, nelle analisi dei dialoghi a volte preziosi di Marivaux, è per sempre quella “sorpresa” generosamente assicurata all’orgoglio giovanile e alla purezza del cuore.
Sebbene non sia trascorso quasi un anno al culmine della carriera di Marivaux senza almeno una commedia di successo in produzione, non è mai stato in grado di raggiungere una vera celebrità ai suoi tempi, un fatto dovuto in gran parte all’attuale pregiudizio a favore del genere eroico neoclassico, la tragedia. Destinato ad annunciare i generi preferiti del futuro, Marivaux è stato importante nell’evoluzione dell’arte narrativa oltre che drammatica: i suoi due romanzi incompiuti, La vita di Marianne (1731-1741; La vita di Marianne) e Il contadino emergente (1735-1736), restano sforzi significativi nella lunga lotta di quell’altro genere “minore” per ottenere il riconoscimento. Sebbene ammesso all’Accademia di Francia nel 1742, Marivaux sopravvisse all’incerta fama letteraria che aveva conquistato. Producendo poco negli ultimi 20 anni della sua vita, è morto in relativa povertà.
Ulteriori letture
Le opere critiche in inglese includono lo studio generale di Edward Joseph Hollingsworth Greene, Marivaux (1965), così come Ruth Kirby Jamieson, Marivaux: uno studio sulla sensibilità (1941) e Kenneth Newton McKee, Il teatro di Marivaux (1958). Per materiale aggiuntivo su Marivaux, Geoffroy Atkinson, La rivoluzione sentimentale: scrittori francesi del 1690-1740 (1966) e John Cruickshank, ed., Letteratura francese e il suo background (1968), vol. 3, sono consigliati. □