Emilio servadio

Emilio Servadio, medico e psicoanalista italiano, nasce a Sestri (Genova) nel 1904 e muore a Roma nel 1994. Servadio è nato in una famiglia ebrea e ha studiato a Genova, dove si è laureato in giurisprudenza. Ha scritto la sua dissertazione sulla medicina legale, in particolare sull’ipnosi. Fu l’inizio del suo interesse per i fenomeni paranormali, che divenne una delle sue principali aree di ricerca per tutta la vita.

Servadio era l’editore del Enciclopedia italiana Treccani a Roma, dove si stabilì nel 1929. Conosce Edoardo Weiss e gli chiede di scrivere diversi articoli di psicoanalisi per l’enciclopedia. Weiss, a sua volta, iniziò ad analizzare Servadio, che divenne un devoto studente di psicoanalisi. Dopo la sua partenza per l’America, è rimasto in contatto con Servadio, sempre grato a Weiss per il ruolo svolto nella sua formazione.

Nel 1934 al Congresso di Lucerna, al quale partecipò per la prima volta il contingente italiano guidato da Weiss, Servadio fece la sua prima apparizione sulla scena psicoanalitica internazionale presentando uno studio sui legami tra psicoanalisi e telepatia. Il suo articolo, “Psychoanalysis and Telepathy”, è stato successivamente pubblicato in Imago. Per l’epoca si trattava di un lavoro innovativo e coraggioso, in cui si cercava di ricollocare i fenomeni telepatici che avvengono nel corso di una seduta spiritica nell’ambito della relazione paziente-analista.

Lungi dal portare Servadio ad abbandonare un campo di ricerca originale, il suo incontro con la psicoanalisi – come ha scritto il suo allievo più brillante, Eugenio Gaddini – gli ha permesso di “indagare il più a fondo possibile le sue aspirazioni iniziali e di avvalersi di un metodo investigativo appropriato per lo studio dei fenomeni paranormali “. L’uso della psicoanalisi da parte di Servadio era non convenzionale e avrebbe potuto avere un’influenza sulla psicoanalisi attraverso la sua attenzione alla portata dei fenomeni di controtransfert, di cui scrisse nel 1962 in un articolo apparso nel Rivista di psicoanalisi (VIII, [2]). Nel 1939, a causa delle leggi razziali allora in vigore in Italia, fu costretto a lasciare il Paese. Si stabilì in India, attratto dalle culture asiatiche e dalle antiche religioni.

Tornato in Italia nel 1946, Servadio fu, insieme a Nicola Perrotti e Cesare Musatti, uno dei principali protagonisti della rinascita della psicoanalisi nel Paese. Nel 1962 ha creato un centro di psicoanalisi a Roma ed è stato presidente della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) dal 1964 al 1969.

Servadio era molto stimato all’interno dell’International Psychoanalytic Association (IPA) ed era amico di Anna Freud, Marie Bonaparte e Ernest Jones; all’interno del movimento psicoanalitico italiano ha svolto il ruolo di tutore istituzionale. Alla fine degli anni Cinquanta si recò a Weiss, allora in America, per chiedere che un comitato di audit dell’IPA venisse in Italia per assicurarsi che i suoi regolamenti di formazione fossero coerenti con le norme internazionali. Nel 1950, alla guida di un gruppo di minoranza che aveva rotto con la SPI, ha contribuito a formare una seconda Società Psicoanalitica Italiana, che è stata riconosciuta dall’IPA nel 1992.

Sebbene Servadio fosse intransigente nelle questioni istituzionali e un brillante scrittore e divulgatore di psicoanalisi, era molto aperto in materia di comportamento e di attualità. Era uno scrittore prolifico, principalmente nel campo della psicoanalisi applicata, con saggi su una vasta gamma di argomenti. Tra questi la “Funzione dei conflitti preedipici”, pubblicata nel 1953 nella Rivista di psicoanalisi (ripubblicato nell’edizione 20 [3], 1974, dedicato a Servadio), che resta il suo più importante contributo alla metapsicologia.

Anna Maria Accerboni