Baldassare conte castiglione

Castiglione, baldassare (1478-1529), scrittore e diplomatico italiano. La fama di Baldassare Castiglione risiede nel suo trattato di dialogo Il cortegiano (The Book of the Courtier), pubblicato per la prima volta nel 1528 e subito acclamato in Italia e in tutta Europa. Per secoli è stato il modello di libro “di cortesia”, una guida, etica ed estetica, per le relazioni sociali di gentiluomini e signore.

Castiglione nacque a Casatico, in provincia di Mantova, il 6 novembre 1478, figlio di Cristoforo, soldato di professione al servizio del marchese di Mantova, e di Aloisa Gonzaga, imparentato con la famiglia regnante. Nel 1490 fu inviato a Milano per proseguire gli studi umanistici. Alla morte del padre nel 1499 tornò a Mantova e iniziò la carriera militare e diplomatica, prima al servizio di Gianfrancesco Gonzaga, poi nel 1504 con Guidobaldo Della Rovere, poi con Francesco Della Rovere, duchi di Urbino. Nel 1516 sposò una nobildonna bolognese, Ippolita Torelli, morta nel 1520 di parto. Era ormai tornato al servizio del duca di Mantova e nel 1521 prese ordini minori. Nel 1524 Clemente VII lo nominò nunzio pontificio alla corte di Carlo V in Spagna, dove fu ricevuto nel 1525 e dove trascorse il resto della sua vita. Il papa lo biasimava per non aver impedito il sacco di Roma per mano delle truppe imperiali nel 1527, ma i contemporanei tendevano a biasimare il vacillante Clemente, che non era in grado di allearsi saldamente con i francesi o gli spagnoli. Castiglione morì di peste a Toledo l’8 febbraio 1529.

Oltre a Il mediatore (1528), Castiglione scrisse una drammatica ecloga, il alosa (1506), per il Carnevale di Urbino del 1506 in cui eseguì anche una lettera latina in lode al suo patrono, il La vita e le attività del Duca di Urbino Guidubaldi (Vita e gesta di Guidobaldo, duca di Urbino; ​​1508), e il prologo, ormai perduto, del calandra (1513), commedia scritta da Bibbiena (Bernardo Dovizi), la cui prima rappresentazione ha organizzato ad Urbino. Castiglione scrisse anche poesie convenzionali alla maniera petrarchica e versi umanistici in latino. Ha lasciato una grande e importante corrispondenza.

Castiglione aveva cominciato a scrivere Il mediatore nel 1513-1514 e lo occupò per la maggior parte del resto della sua vita. Il libro è un dialogo che segue i modelli classici di Platone e Cicerone, sia nella proposta di un tipo ideale da imitare, il perfetto cortigiano, sia nella scelta della forma dialogica, per la quale è particolarmente debitore al modello ciceroniano. Come Cicerone, Castiglione sceglie come interlocutori personaggi storici contemporanei, noti per gli atteggiamenti e le azioni che rappresentano, che si schierano in modo diverso nella discussione di temi di dibattito contemporaneo, conferendo verosimiglianza al dialogo e conferendo alle conversazioni una qualità viva, drammatica. Il libro è anche autobiografico. Le conversazioni che raffigura sono ambientate alla corte di Urbino nel 1506, e gli interlocutori sono cortigiani e dame molte delle quali Castiglione ha incontrato negli anni che vi trascorse. Ricorda loro e quei giorni con nostalgia.

Nel libro 1 i cortigiani e le dame riuniti propongono giochi per il loro divertimento e ne decidono uno in cui dovranno “formare a parole un perfetto cortigiano”. Il cortigiano che immaginano deve essere un nobile, la cui professione principale sono le armi e che si impegna ed eccelle nelle attività fisiche, mantenendo sempre la sua dignità. È un conoscitore e un praticante delle arti e delle lettere, che mostra moderazione in tutto ciò che fa, evita l’affettazione e si esibisce con grazia (grazia) e apparentemente senza sforzo (con sprezzatura ). L’aspetto esteriore è della massima importanza. Il libro 1 include divagazioni sui dibattiti attuali riguardanti la lingua vernacolare, sull’importanza relativa delle armi e delle lettere per il cortigiano e sulla questione della preminenza della pittura o della scultura. Il libro 2 tratta i modi e le circostanze in cui il cortigiano ideale potrebbe dimostrare le sue qualità e sostiene l’importanza del decoro e delle capacità di conversazione, in particolare la sua capacità di intrattenere con un linguaggio umoristico. Vengono forniti esempi che costituiscono una raccolta di storie spiritose e barzellette pratiche. Il libro 3 immagina una compagna femminile adatta per il cortigiano, che ha molte delle sue stesse qualità e talenti, sebbene la bellezza fisica sia più importante per lei, così come la sua buona reputazione. La virtù delle donne viene discussa e dimostrata attraverso esempi, antichi e moderni, che forniscono un’altra raccolta di storie divertenti. Nel quarto libro veniamo alla ragion d’essere del cortigiano, il suo servizio al principe, e dopo una lunga discussione l’argomento della conversazione si trasforma in amore, un tema introdotto nel terzo libro, e incentrato su come il cortigiano, non più giovane, dovrebbe amore. La teoria dell’amore neoplatonico viene proposta, seguendo da vicino il commento cristianizzante di Marsilio Ficino a Platone Simposio.

Dibattito critico moderno su Il mediatore si è concentrato sull’etica della sua eccessiva preoccupazione per l’aspetto esteriore, sulla riluttanza dell’autore a soffermarsi sulla politica e su alcune questioni di coerenza. Tuttavia, nessuno contesta lo status di Il mediatore come un capolavoro, un originale brillante che non è mai stato superato da nessuno dei suoi numerosi imitatori, e un “ritratto” della cultura della società di corte rinascimentale italiana all’inizio del XVI secolo.