Miguel Angel Asturias (1899-1974) è stato un romanziere guatemalteco e vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1967. Il suo profondo interesse per la cultura indiana e uno stile di prosa ispirato al surrealismo conferiscono ai suoi scritti un carattere speciale.
Miguel Angel Asturias è nato a Città del Guatemala il 19 ottobre 1899, un anno dopo l’ascesa al potere del dittatore guatemalteco Manuel Estrada Cabrera. La figura del dittatore avrebbe esercitato un’influenza importante sulla sua vita. La dittatura costrinse, per ragioni politiche, il trasferimento della sua famiglia nella piccola città di Salamá, dove le Asturie entrarono in stretto contatto con i discendenti degli indiani Maya. Lo ha reso così acutamente consapevole delle questioni politiche e sociali sin dalla tenera età e gli ha fornito un modello per la presenza dominante nel suo romanzo più celebre, Signor Presidente (1946).
La famiglia delle Asturie tornò a Città del Guatemala nel 1907, ma Estrada Cabrera non fu rimossa dall’incarico fino al 1920. A quel tempo l’autore era uno studente universitario militante che poteva vedere solo l’oppressione derivante dal regime militare che aveva sostituito la dittatura. La sua famiglia quindi ritenne opportuno mandarlo a Londra, da dove partì presto per stabilirsi a Parigi nel 1923.
Maya Works e “Mr. President”
Le Asturie studiarono alla Sorbona con Georges Raynaud, uno specialista nella cultura dei Maya Quichés, e alla fine terminarono nel 1926 una traduzione del Popol Vuh, il libro sacro dei Maya. Coinvolto nelle leggende e nei miti degli indiani del Guatemala, scrisse Leggende del Guatemala (1930), una serie di otto racconti e un’opera allegorica. L’argomento e la visione poetica dell’autore hanno attirato un’attenzione critica favorevole, soprattutto in Francia, dove il poeta simbolista francese Paul Valéry ha elogiato il libro.
Nel 1933 le Asturie tornarono in Guatemala e incontrarono un altro regime soffocante, quello di Jorge Ubico, che sopportò fino al 1944, pubblicando solo poesie, caratterizzato da un elegante cinismo. Nel 1946, con un governo più liberale che governava il paese, le Asturie pubblicarono finalmente il romanzo su un dittatore senza nome in un paese centroamericano non specificato su cui aveva lavorato fin dal 1922. Era Signor Presidente, in cui il dittatore viene ripetutamente paragonato a un idolo del tipo adorato dai Maya. Un romanzo sorprendentemente originale, Signor Presidente tratta un vero problema ispano-americano in modo suggestivo, poetico, ma allo stesso tempo grottesco.
Dal 1946 al 1954 le Asturie servirono come ambasciatore in Messico, Argentina e El Salvador, continuando a pubblicare per tutto questo tempo. Quello delle Asturie Uomini di mais (1949), un romanzo in sei parti, tratta in modo realistico e fantasioso della crisi che la cultura tradizionale indiana sperimenta quando si trova di fronte alla moderna tecnologia “progressista”. Qui si può vedere la forte influenza del Popol Vuh, estendendosi anche al titolo. (Secondo la leggenda Maya, l’uomo è stato creato dal grano sacro.)
Asturias ha poi pubblicato i tre romanzi che compongono il suo “Banana Cycle”. Meno fantasiosi, meno artistici dei suoi lavori precedenti, costituiscono una denuncia dello sfruttamento dell’industria della frutta guatemalteca da parte delle aziende americane. Vento forte (1949) Il papa verde (1954), e Gli occhi degli interrati (1960) sono opere sincere che sono segnate da un tono di protesta eccessivamente aggressivo. Questa lacuna è evidente anche in Weekend in Guatemala (1957), un gruppo di storie scritte con rabbia per un’invasione del Guatemala da parte del leader in esilio Carlos Castillo Armas con, sostenevano le Asturie, il sostegno del governo degli Stati Uniti.
Lavora in esilio
Nel 1954 le Asturie persero la cittadinanza guatemalteca e andarono a vivere a Buenos Aires, dove trascorse gli 8 anni successivi. Quando un cambio di governo in Argentina ha reso opportuno che lui cercasse di nuovo una nuova casa, le Asturie si sono trasferite in Europa. Viveva a Genova quando il suo romanzo Mulata (1963) è apparso. Anche in questo caso le Asturie si occupano dei miti indiani, tessendo un tessuto narrativo ricco ed esotico in cui intreccia modelli antichi. La luna, il sole e il diavolo sono tutti coinvolti nella storia di un contadino indiano che vende sua moglie al dio del grano per ricchezza e una sensuale concubina chiamata Mulata. La prosa poetica dell’autore scorre qui più liberamente che in altri suoi romanzi, ma allo stesso tempo è un libro difficile, intensamente personale, estratto dal suo mondo di immagini molto privato.
Nel 1966, lo stesso anno in cui vinse il Premio Lenin per la pace, le Asturie furono nominate ambasciatore guatemalteco in Francia dal nuovo governo del presidente Julio Méndez Montenegro. Ha ricoperto la carica fino al 1970. Nel 1967 le Asturie hanno vinto il Premio Nobel per la letteratura. Morì il 9 giugno 1974, durante una visita a Madrid, in Spagna.
Ulteriori letture
Un’incisiva intervista alle Asturie e una valutazione del suo lavoro si possono trovare in Luis Harss e Barbara Dohmann, Into the Mainstream: conversazioni con scrittori latino-americani (1967). Le Asturie e il suo lavoro sono discussi anche in Enrique Anderson-Imbert, Letteratura ispano-americana: una storia (1954; trad. 1963; 2d ed., 2 voll., 1969) e Jean Franco, La cultura moderna dell’America Latina: società e artista (1967).
Asturias, Miguel Angel, tradotto da Gerald Martin, Uomini di mais, edizione critica (University of Pittsburgh Press, 1994). □