Giuseppe pianese

(b. Civitanova del Sannio, Campobasso, Italy, 19 March 1864 ; d. Napoli, Italia, 22 marzo 1933)

anatomia patologica e istologia.

Dopo la laurea in medicina e chirurgia a Napoli nel 1887, Pianese iniziò la sua carriera scientifica nel 1890 come allievo presso il locale Istituto Anatomico-Patologico, allora diretto da Otto von Schrön. Divenne assistente nel 1896, supervisore delle autopsie nel 1897, docente di anatomia patologica nel 1899 e di istologia patologica nel 1901, professore sostituto di quest’ultima materia nel 1903 e professore associato di istologia patologica nel 1904. Dopo l’abilitazione a professore associato di patologia anatomia a Parma e professore a Torino nel 1902, Pianese fu nominato professore associato a Cagliari con concorso nel 1905; da lì, un anno dopo, si trasferisce a Napoli come professore di istologia patologica. Divenne professore ordinario di anatomia patologica nel 1910; e sette anni più tardi succedette a Schrön come capo dell’Istituto Anatomico-Patologico di Napoli, incarico che mantenne fino alla morte. Nel 1932 fu nominato all’Accademia d’Italia.

Il lavoro scientifico di Pianese è stato caratterizzato da una tecnica scrupolosa, un’attenta osservazione, grande moderazione e indipendenza di pensiero, come è stato dimostrato dai suoi primi lavori sul cloralismo (1890), sulla malattia di FedeRiga e sulle afte cachettiche di Cardarelli, sulle terminazioni nervose nel pericardio e sulla capsula del bacillo carbonifero (1892). Pur avendo ricevuto un’ottima formazione anatomica patologica classica, Pianese era soprattutto un istopatologo, con un ampio background in microbiologia, che si occupava anche di istopatologia generale e biologia sperimentale. Un esempio in questo campo è il suo lavoro del 1903 sulla splenectomia nella cavia, in cui rileva i molteplici effetti sullo sviluppo corporeo, la resistenza alle infezioni, le varie reazioni organiche e la costituzione morfologica degli organi ematopoietici. Per alcuni aspetti ha anticipato le successive osservazioni di altri scrittori sulle funzioni metaboliche della milza, sulla possibile formazione di anticorpi nella milza, sulla “splenizzazione” del fegato, e sulla rivitalizzazione del tessuto linfoide nel midollo osseo dopo splenectomia. Anche la preoccupazione per l’ereditarietà in questo lavoro è degna di nota.

L’interesse di Pianese per l’istopatologia è dimostrato anche dai metodi di colorazione da lui ideati, alcuni dei quali sono ancora utilizzati. Un’area del lavoro di Pianese, importante durante la sua vita, si è occupata della minuziosa analisi citologica dei tumori maligni. Ha confermato la morbilità delle cellule tumorali e ha sottolineato il paradosso che mostrano grande labilità e tendenza a processi degenerativi e necrotici insieme a un enorme potere proliferativo.

Il nome di Pianese era particolarmente legato all’anemia splenica infettiva dell’infanzia, che per primo riconobbe come causata da un protozoo del genere Leishmania. È distinto da altre forme di anemia splenica infantile che hanno una base eziologica diversa e multipla; ma è molto simile all’anemia dell’Estremo Oriente (kala-azar), con la quale costituisce un gruppo di leishmaniosi viscerale, frequente anche nell’area mediterranea.

Altri studi significativi di Pianese includevano articoli sulla corea di Sydenham, sul sistema reticoloendoteliale, sui parassiti e sui protozoi e sui suoi fenomeni tolitici nei tumori.

Bibliografia

Tra le principali opere pubblicate di Pianese Contributo all’istologia e all’eziologia del carcinoma, R. Teuscher, trad. (Jena, 1897), che è supp. I di E. Ziegler e C. Nauwerck. Contributi all’anatomia e fisiologia patologica; La techina dell’autopsia (Milano, 1911); e Lezioni di anatomia pataologica generale (Napoli, 1927).

On his life and work, see Pietro Rondoni, “Giuseppe Pianese,” in Annuario dell’ Accademia d’Itlaia, 7–9 (1938), 382–393; and Guglielmo Scala, “Giuseppe Pianese, Accademico d’Italia,” in Rassegna di terapia epatologia clinica,4, no. 3 (Mar. 1932), 172- 181 . There are obituaries in Archivio italiono di anatomia e istologia patologica, 4 (Mar-Apr 1933), 145-148; Folia medica,19 (30 marzo 1933), 343–349; Riforma medica,49 (1 aprile 1933), 503–504; Rinasceza medica,10 (1 aprile 1933), ccxv ccxvii; Morgagni,75 (2 aprile 1933) 443–444; Archivio di radiologia9 (maggio-giugno 1933), 627-628; e Pediatria,41 (maggio 1933), 711–712.

Bruno Zanobio