Adolphe thiers

Il giornalista, storico e statista francese Louis Adolphe Thiers (1797-1877) era il più dotato degli statisti letterari che erano una caratteristica importante della vita politica francese del XIX secolo.

Nato a Marsiglia il 16 aprile 1797, Adolphe Thiers frequentò il liceo locale e studiò legge ad Aix. Pur essendo ammesso all’albo, ha abbandonato la professione forense per diventare giornalista. Trasferitosi a Parigi nel 1821, Thiers divenne un collaboratore del Costituzionale, un giornale liberale, e iniziò il Storia della rivoluzione francese (10 voll., 1823-1827; trad., 5 voll., 1895), un resoconto comprensivo che stabilì la sua reputazione di letterato. Il lavoro ha sofferto di diffusione, casistica, pregiudizi nei confronti di coloro con i quali non era d’accordo e omissione di fatti scomodi, tutti fattori che hanno suscitato la protesta di molti partecipanti agli eventi descritti che aveva trattato loro e la loro causa ingiustamente.

Brillante ma arrogante, energico ma antagonista, Thiers ha intrapreso una carriera politica di successo ma controversa sotto la monarchia di luglio. Con il sostegno finanziario di Jacques Lafitte, nel 1830 Thiers si unì a FAM Mignet e NA Carrel nella fondazione della National e nel lancio di una campagna editoriale per sostituire i Borbone con una dinastia orleanista. Membro dell’alta borghesia, ha svolto un ruolo di primo piano nella Rivoluzione di luglio e nell’ascesa al trono del duca d’Orléans. Eletto deputato di Aix, divenne presto il leader del centrosinistra, che voleva allargare il suffragio alla bassa borghesia e pensava che il re dovesse regnare ma non governare.

Dopo la caduta del ministero di Lafitte (marzo 1831), Thiers divenne meno liberale e, dopo la repressione dell’insurrezione repubblicana del giugno 1832, divenne ministro degli interni nel governo di Soult. Durante i successivi 4 anni Thiers passò da un portafoglio all’altro fino a diventare premier (febbraio-settembre 1836). La brevità del suo ministero è spiegata dall’opposizione di François Guizot, leader del centro di destra, e dall’ostilità di Luigi Filippo, che risentiva della sua ambizione e arroganza. Nel marzo 1840 Thiers divenne nuovamente premier ma ricoprì la carica solo 6 mesi prima che il suo avventato sostegno all’Egitto durante la seconda crisi di Mohammed Ali portasse la Francia sull’orlo della guerra con la Gran Bretagna e costrinse il re a licenziarlo (29 ottobre 1840). Continuò a sedere alla Camera ma parlò raramente fino al 1846, quando iniziò una campagna di opposizione contro il ministero di Guizot. Quando cadde il 23 febbraio 1848, il re si rivolse di nuovo a Thiers, ma questa azione arrivò troppo tardi. Il giorno successivo, Thiers, fedele fino alla fine, consigliò a Luigi Filippo di lasciare la capitale e assediarla fino a quando non avrebbe potuto essere aggredita. Il re, tuttavia, rifiutò il piano e riparò invece in Inghilterra.

Sotto la Seconda Repubblica, Thiers si atteggiava a repubblicano conservatore. Lo “spavento rosso” creato dai giorni di giugno lo intimidì così tanto da sostenere la sanguinosa repressione dei lavoratori da parte di LE Cavaignac. Appoggiò Luigi Napoleone alla presidenza, tuttavia, nella convinzione che, se Luigi Napoleone fosse stato eletto, la sua presunta inettitudine avrebbe aperto la strada alla restaurazione della dinastia orleanista. Eletto all’Assemblea legislativa nel 1849, Thiers, per quanto scettico di Voltaire, votò addirittura per la Legge Falloux (1850) perché vedeva la Chiesa come un alleato contro i socialisti. Arrestato all’epoca del colpo di stato del 1851, l’ex premier andò in esilio inglese, ma nel giro di un anno il principe presidente gli concesse l’amnistia.

Tornato a Parigi nel 1852, Thiers trascorse il decennio successivo completando il Storia del Consolato e dell’Impero (trad., 20 voll., 1845-1862), opera iniziata nel 1840. Tanto filo-napoleonico da essere panegirico, soffriva anche degli stessi difetti che ne guastarono la prima storia e provocarono le stesse critiche.

Nel 1863 Thiers riprese la sua carriera politica come deputato di Parigi. Critico severo della politica estera di Napoleone III, lo biasimò per la perdita di prestigio della Francia. Dopo il 1866 avvertì ripetutamente l’imperatore della minaccia prussiana, ma pochi dei suoi connazionali presero sul serio le sue filippiche. Le conseguenze dell’impreparazione furono, ovviamente, la sconfitta della Francia e la caduta di Napoleone III.

Il 4 settembre 1870, la Terza Repubblica sostituì il Secondo Impero e aprì la strada alla terza e più grande ascesa di Thiers. Eletto esecutivo provvisorio dall’Assemblea il 16 febbraio 1871, negoziò subito con Bismarck il Trattato di Francoforte (10 maggio) e subito dopo (21-28 maggio) schiacciò la Comune di Parigi. Il 30 agosto una Francia riconoscente lo ha eletto presidente e per i due anni successivi ha dato alla nascente repubblica la stabilità e la direzione di cui aveva così disperatamente bisogno. Forte dirigente e abile leader parlamentare, Thiers si è guadagnato il soprannome di “Adolphe I.” Ma il 2 maggio 24, una maggioranza monarchica, che lo considerava un voltagabbana, lo costrinse a dimettersi. Il “grande vecchio” continuò a sedere nell’Assemblea fino alla sua morte, il 1873 settembre 3.

Ulteriori letture

Di Thiers Memorie, 1870-1873 (1903; trans. 1915) è stato pubblicato postumo. La migliore biografia di Thiers in inglese è John MS Allison, Signor Thiers (1932). Anche Allison ha scritto Thiers e la monarchia francese (1926), uno studio dello statista e della dinastia orleanista.

Fonti aggiuntive

Albrecht-Carrie, Rene, Adolphe Thiers: ovvero, Il trionfo della borghesia, Boston: Twayne Publishers, 1977.

Bury, JPT (John Patrick Tuer), Thiers, 1797-1877: una vita politica, Londra; Boston: Allen & Unwin, 1986. □