Aldrovandi, ulisse (1522-1605). Naturalista e collezionista bolognese. Nota come l ‘”Aristotele bolognese”, Ulisse Aldrovandi apparteneva alla generazione di medici e farmacisti rinascimentali che riscoprirono l’importanza dello studio empirico del mondo naturale. Figlio di un notaio bolognese, Aldrovandi ha lavorato come notaio e ha studiato legge prima di scoprire i piaceri della scienza. Studiò filosofia e matematica all’Università di Padova (1548–1549) e, dopo una scampata fuga dall’Inquisizione, scrisse una guida alla statuaria antica a Roma. Ha conseguito la laurea in medicina presso l’Università di Bologna nel 1553.
Verso la fine degli anni Quaranta Aldrovandi aveva scoperto la storia naturale. Durante il suo viaggio a Roma, conobbe il naturalista francese Guillaume Rondelet, che allora faceva ricerche sull’icitologia. Successivamente ha sviluppato uno stretto rapporto con il naturalista italiano Luca Ghini, che ha ricoperto la prima cattedra di “medicine semplici” sia a Bologna che a Pisa e che ha fondato l’orto botanico pisano nel 1540. Ghini ha incoraggiato gli studenti di medicina a intraprendere lo studio del mondo naturale seriamente, invitandoli a spedizioni botaniche estive, dimostrando piante nei giardini, raccogliendo esemplari naturali e illustrandoli con l’aiuto di artisti. L’immagine di Aldrovandi della storia naturale è stata particolarmente influenzata dalle pratiche del suo mentore Ghini. Successe a Ghini come professore di storia naturale all’Università di Bologna nel 1543, inaugurando il suo giardino botanico nel 1556.
Aldrovandi accrebbe l’importanza e la portata della storia naturale nei prossimi decenni. Ha dato alla storia naturale un certo grado di autonomia dalla medicina sostenendo che era anche una parte importante della filosofia naturale. Questo approccio alla storia naturale era evidente, ad esempio, nella scelta dei soggetti di Aldrovandi per le sue pubblicazioni. Piuttosto che scrivere un nuovo file materia medica, nella tradizione dell’antico medico greco Dioscoride, Aldrovandi scelse invece di seguire Aristotele e contemporanei come il naturalista svizzero Conrad Gessner; scrisse di animali a causa del suo interesse intrinseco per la loro anatomia, fisiologia e abitudini piuttosto che per i loro usi medicinali. Allo stesso modo, il suo lavoro su piante e minerali ha tentato di descrivere ogni esemplare in modo completo, in linea con la visione di Aldrovandi della storia naturale come progetto enciclopedico.
Aldrovandi ha pubblicato pochissimo delle sue ricerche nella sua vita. Il suo primo volume Storia Naturale, i Ornitologia (1599-1603), apparve solo poco prima della sua morte. Le difficoltà tecniche di creare un ritratto testuale e visivo completo di ogni oggetto naturale non richiedevano semplicemente le capacità di un singolo naturalista, ma la collaborazione di un’intera comunità di collezionisti, trascrittori e artisti dediti al progetto di ricostruzione della natura. La reputazione di Aldrovandi come grande naturalista si basava più sui materiali accumulati nel suo studio che su ciò che pubblicava. La sua collezione di animali, piante, minerali, curiosità e antichità era una delle più famose raccolte di curiosità nell’Europa occidentale. I visitatori hanno descritto il museo come l’ottava meraviglia del mondo. Aldrovandi ha concepito la sua collezione non solo come la materia prima per la scrittura di storia naturale, ma come un laboratorio sperimentale in cui anatomizzare e archiviare la natura. Principi, papi e studiosi facevano a gara tra loro per contribuire con interessanti esemplari alla sua collezione.
Nel 1603 Aldrovandi scrisse un testamento per donare la sua collezione al Senato di Bologna in cambio del loro accordo per nominare un custode che insegnasse storia naturale utilizzando i materiali nello Studio Aldrovandi e per continuare a pubblicare il suo incompiuto Storia Naturale (altri dieci volumi apparvero tra il 1606 e il 1668). Nel 1742 la collezione fu sciolta e i suoi ingredienti incorporati nel nuovo museo dell’Istituto delle Scienze di Bologna.