Pietro badoglio

Il generale e statista italiano Pietro Badoglio (1871-1956) ha giocato un ruolo importante nelle vittorie italiane nella prima guerra mondiale e in Etiopia nel 1936. Ha condiviso la responsabilità del disastro italiano nella seconda guerra mondiale.

Pietro Badoglio è nato a Grazzano Monferrato. Si laureò all’Accademia Militare nel 1890, servì la sua prima campagna in Africa dal 1895 al 1898 e fu assegnato allo stato maggiore di Roma come capitano nel 1906. Ufficiale intelligente, sebbene duro e taciturno, ottenne la promozione sul campo di battaglia a maggiore nella campagna di Libia del 1911-1912. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, divenne tenente colonnello dello stato maggiore. Sfidando la guerra stazionaria che ne seguì, Badoglio sfondò brillantemente le linee austriache nel 1916, conquistò il Monte Sabotino (Gorizia) e portò all’Italia una vittoria tanto necessaria. Seguirono promozioni di battaglia alla massima gerarchia militare. In qualità di maggiore generale e vicecapo di stato maggiore, si distinse ulteriormente, sia nella ripresa dell’Italia dal disastro nel 1917 che nella sconfitta dell’Austria nel 1918. Badoglio allora diresse la commissione dell’armistizio e negoziò la resa austriaca.

Senatore e capo di stato maggiore dell’esercito nel 1919, Badoglio fu nominato successivamente ambasciatore in Brasile nel 1924, capo di stato maggiore nel 1925, feldmaresciallo nel 1926 e governatore della Libia nel 1928. Nel 1929 fu nobilitato marchese di Sabotino e è stato insignito della massima onorificenza italiana, il Collare dell’Annunziata.

Quando il governo fascista fallì la prima campagna etiope nel 1935, Mussolini nominò frettolosamente il commissario supremo di Badoglio, e ottenne una rapida e totale vittoria nel 1936. Anche se prontamente nominato viceré dell’Etiopia e intitolato il duca di Addis Abeba, Badoglio preferì tornare a Roma , il centro dell’attività, piuttosto che rimanere isolato in Africa. Un realista piuttosto che un soldato fascista, un politico sospettoso e calcolatore tanto quanto un professionista militare, rimase in disparte da Benito Mussolini e riservò la sua fedeltà al re Vittorio Emanuele III.

Nel 1936 Badoglio riprese la carica di capo di stato maggiore, ma la sua stella aveva già cominciato a declinare. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, era consapevole, oltre che intrinsecamente responsabile, dell’impreparazione militare dell’Italia, e si oppose timidamente e senza convinzione all’ingresso dell’Italia. Fu costretto a dimettersi nel 1940 dopo le prime sconfitte militari.

Quando il re depose Mussolini nel 1943, nominò il 72enne primo ministro Badoglio con mandato di porre fine alla guerra. Ma Badoglio, non più risoluto o capace, nel 1943 portò l’Italia al peggior armistizio possibile: occupazione tedesca, invasione alleata e guerra civile. Si disonorò ulteriormente abbandonando Roma ai nazisti e fuggendo a sud con il suo governo. Ha detenuto il potere in modo precario e solo grazie al sostegno alleato, che cessò con la liberazione di Roma nel 1944. Inutilmente difendendo il suo primato negli ultimi anni, morì a Grazzano Monferrato nel 1956.

Ulteriori letture

C’è un buon riassunto della vita di Badoglio in italiano, A. Mosti, Pietro Badoglio (1956). Gli studi in inglese si concentrano sul governo di guerra di Badoglio. La migliore narrativa militare è CRS Harris, Amministrazione militare alleata d’Italia, 1943-45 (1957); il miglior account generale è FW Deakin, L’amicizia brutale: Mussolini, Hitler e la caduta del fascismo italiano (1962).

Fonti aggiuntive

Bertoldi, Silvio, Badoglio, Milano: Rizzoli, 1982. □