(fl. India, 1356)
matematica.
Narayana, il figlio di Nrsimha (o Narasimha), è stato uno dei più rinomati matematici indiani del periodo medievale. Il suo Ganitakaumudi, su aritmetica e geometria, fu composta nel 1356; in esso si riferisce al suo Bijaganitavatamsa, sull’algebra (vedi Supplemento). Il Karmapradipikā, un commento al Lilavati di Bhāskara II (b. 1115), si trova in diverse biblioteche dell’India meridionale attribuite a Narayana; ma l’autore, un seguace di Āryabhạa I (b. 476), potrebbe essere l’astronomo e matematico del Kerala Mādhava di Sāgamagrāma (ca. 1340-1425).
Il Ganitakaumudī consiste di regole (sutra) ed esempi (udāharanas), che nell’unica edizione, quella in due volumi di P. Dvivedi (Benares, 1936-1942), riportano numerazioni separate che non coincidono con la suddivisione dell’opera in capitoli
(vyavahāras). L’edizione, infatti, si basa su un unico manoscritto evidentemente corrotto e forse incompleto. Non conosciamo realmente in dettaglio il contenuto del file Gaṇitakaumudī. Pauroso è conservato in un manoscritto unico e incompleto a Benares; solo la prima parte è stata modificata da KS Shukla come supplemento a ṇtam (1, punto 2 [1969-1970]).
Bibliografia
Varie regole dal Ganitakaumudi sono discussi da B. Datta e AN Singh, Storia della matematica indù, 2 voll. (Lahore, 1935-1938), a caso; e la sezione di quell’opera dedicata ai quadrati magici è analizzata da S. Cammann, “Islamic and Indian Magic Squares”, in Storia delle religioni, 8 (1968–1969), 181–209, 271–299, esp. 274 ss. L’algebra del Bijaganitavatamsa è stato commentato da B. Datta, “Narayana’s Method for Finding Appross Value of a Surd”, in Bollettino della Calcutta Mathematical Society, 23 (1931), 187–194. Vedere anche R. Garver, “Concerning Two Square-Root Methods”,ibid., 23 (1932), 99–102; e “The Algebra of Narayana”, in Isis, 19 (1933), 472-485.
David Pingree