Manu

Manu. Non c’è un accordo generale sull’origine e l’etimologia del nome sanscrito Manu. Ovviamente è correlato alla radice verbale uomo-, “pensa” e a varie parole che significano “essere umano, uomo”, incluso manuṣa, manuṣya, E così via.

Già nel Ṛgveda (1200 aC circa), espressioni come “Padre Manu [o Manuṣ]” sembrano indicare che Manu era già concepito a quel tempo come il progenitore della razza umana. Come tale, è stato spesso paragonato a Mannus, l ‘”origo gentis” di Tacito germania (2.3). Manu è sicuramente caratterizzato come il padre dell’umanità in una famosa storia del Śatapatha Brāhmaṇa (1.8.1), risalente al 900 a.C. circa. Seguendo il consiglio di un pesce, Manu costruisce una nave e, con l’aiuto del pesce, sopravvive alla grande alluvione da solo tra gli uomini. Dopo che l’acqua si ritira, adora e compie penitenza. Di conseguenza, viene prodotta una donna, Iḍā (anche Iḷā o Ilā), dalla quale “genera questa prole di Manu”.

Manu non fu solo il primo uomo ma anche il primo re. Tutti i lignaggi reali, in un modo o nell’altro, discendono da lui. Il suo figlio principale, Ikṣvāku, regnò ad Ayodhyā. Uno dei figli di Ikṣvāku, Vikukṣi, portò avanti la dinastia Aikṣvāku, nota anche come razza solare, ad Ayodhyā, mentre l’altro suo figlio, Nimi, stabilì la dinastia di Videha. Il secondo figlio di Manu, Nābhānediṣṭha, fondò il regno di Vaiśāli; il suo terzo figlio, Śaryāti, il regno di Ānanta; e il suo quarto figlio, Nābhāga, della dinastia dei Rathītara. La “figlia” di Manu, Iḍā, aveva anche un figlio, Purūravas, che divenne il fondatore dell’Aila, o razza lunare, a Pratiṣṭhāna. La storia d’amore di Purūravas con il apsara Urvaśī divenne una delle storie più popolari nella letteratura sanscrita.

Alcuni testi si riferiscono a Manu come il primo ad aver acceso il fuoco sacrificale. Secondo il Śatapatha Brāhmaṇa (1.5.1.7), “Manu, infatti, adorava con sacrifici all’inizio; imitando ciò, questa sua progenie compie sacrifici.” Più in particolare, il nome di Manu è collegato all’origine del Śrāddha, il rituale per i morti (Āpastamba Dharmasūtra 2.7.16.1).

Inoltre, si ritiene che Manu sia stato il creatore dell’ordine sociale e morale. Molti testi citano massime relative a vari aspetti di dharmae attribuirli a Manu. A questo proposito è diventato anche il .io che ha rivelato il più autorevole dei Dharmaśāstra.

Nella letteratura successiva si può vedere che Manu – o piuttosto una successione di Manus – gioca un ruolo nella visione ciclica indù del tempo. Ogni Kalpa, o “giorno”, di Brahmā, corrispondente a mille caturyuga s o mahāyuga s, è diviso in quattordici manvantara s, “periodi di Manu”. Nel sistema più sofisticato a manvantara è composto da settantuno caturyuga s, o 306,720,000 anni umani. Il manvantara s sono separati da quindici periodi di transizione (Skt., sadhi s) di quattro decimi di a caturyuga. Ogni manvantara è presieduto da un altro Manu. Ora Śvatavārāhakalpa, sei manvantara Le s sono ormai trascorse (presiedute rispettivamente da Svāyambhuva, Svārociṣa, Auttami, Tāmasa, Raivata e Cākṣuṣa). L’attuale settimo Manu è Manu Vaivasvata, al quale succederanno Sāvarṇi, Dakṣasāvarṇi, Brahmasāvarṇi, Dharmasāvarṇi, Rudrasāvarṇi, Raucya o Devasāvarṇi e Bhautya o Indrasāvarṇi.

Guarda anche

stra Literature.

Bibliografia

Molti passaggi sanscriti che trattano di Manu sono stati raccolti e tradotti in John Muir’s Testi originali in sanscrito, vol. 1 (1872; ristampa, Amsterdam, 1967). Vedi anche l’introduzione di Georg Bühler a Le leggi di Manu (1886), “Sacred Books of the East”, vol. 25 (ristampa, Delhi, 1964).

Nuove fonti

Le leggi di Manu. Introduzione e note tradotte da Wendy Doniger con Brian K. Smith. Londra; New York, 1991.

Ludo Rocher (1987)

Bibliografia rivista