Madhva

Madhva (1238–1317), noto anche come Anandatīrtha o Pūrnaprajñā; fondatore della scuola di filosofia indiana Dvaita Vedānta. Nato a Pajakakṣetra vicino a Udipi, nel paese di Tulu, nello stato indiano del Karnataka, Madhva ha attirato l’attenzione da giovane rinunciante per le sue prodigiose capacità di recitare, interpretare e criticare testi scritturali ed esegetici. Radunando gli alunni nelle sue classi a Udipi, fece numerosi viaggi in tutta l’India accompagnato dai suoi discepoli, tra cui almeno due visite a Badrinath sull’Himalaya. Si ritiene che durante la sua vita abbia discusso di numerosi eminenti studiosi.

Madhva stabilì il suo tempio principale, consacrato al dio Ka, a Udipi, e vi installò l’idolo di Bāla Kṛṣṇa assicurato da Dwarka. Il tempio è fiorito fino ad oggi sotto la guida di una linea stabile di successori provenienti da Madhva e dai suoi discepoli. La tradizione vuole che nell’anno 1317, nel bel mezzo di una conferenza, Madhva scomparve e si ritirò definitivamente a Badrinath.

Madhva è accreditato di circa trentasette opere, compresi i commenti sul Bhagavadgita, i Brahma Sūtrase dieci delle Upanìad più antiche; dieci trattati indipendenti sulla filosofia Dvaita; brevi commenti sul Bhāgavata Purāṇa, i Mahābhāratae parte del Ṛgveda; e una serie di altri brevi lavori di varia natura. Molti di questi trattati furono successivamente commentati da Jayatīrtha, Vyāsatīrtha e altri famosi Dvaitin; il risultante ampio corpus di letteratura costituisce la base di Dvaita Vedānta.

Dvaita è in forte contrasto con il sistema Advaita di Śaṅkara nella sua concezione di bramano come un Dio personale, indipendente da tutte le altre cose e diverso da esse. Il Dio di Madhva, che è Viu, possiede attributi trascendenti di creazione, conservazione, dissoluzione, controllo, illuminazione, oscuramento, schiavitù e liberazione, e Dio stesso è considerato la causa di tutte le cause che producono questi risultati. Ogni sé individuale è per natura un riflesso di Dio; tuttavia, nessuno ne è consapevole fino a quando, attraverso lo studio delle Scritture, non arriva a comprendere la sua vera natura, sulla quale intraprende una fervida devozione al Signore, il quale risponde concedendo la sua grazia al devoto secondo le capacità di quest’ultimo. Il devoto allora dimora in uno stato di servitù a Dio per sempre, e questo stato costituisce la sua liberazione.

Dvaita Vedānta è anche nota per le sue sofisticate analisi di questioni relative alla logica, all’epistemologia e alla metafisica; molte di queste indagini sono state sollevate per la prima volta negli scritti di Madhva.

L’influenza di Dvaita Vedānta è stata avvertita in tutta l’India, ma più profondamente nel sud. È stato affermato da alcuni studiosi che l’influenza diretta del pensiero di Madhva abbia avuto un ruolo nello sviluppo successivo del Vaisavismo bengalese. Certamente, i successivi scrittori Dvaita furono tra i più formidabili oppositori dell’Advaita Vedanta, e queste differenze dottrinali portarono alla famosa controversia tra Vyāsatīrtha (1478-1539), l’autore Dvaitin del Nyāyāmṛta, e Madhusudana Sarasvatī (c. 1540-1600), autore di Advaitasiddhi, un’ampia risposta al Nyāyāmṛta e la più celebre opera successiva delle polemiche dell’Advaita.

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Bibliografia

Una buona introduzione generale al pensiero di Madhva è BNK Sharma’s Una storia della scuola Dvaita di Vedānta e della sua letteratura, 2d rev. ed., 2 voll. (Bombay, 1981).

Karl H. Potter (1987)