Daniele manin

Il patriota veneziano Daniele Manin (1804-1857) lavorò per la liberazione di Venezia dall’Austria e diede un importante contributo all’unità d’Italia.

Daniele Manin nacque il 13 maggio 1804, figlio di un ebreo convertito che adottò il nome della famiglia patrizia che lo aveva sostenuto. Manin ha studiato giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova e poi ha iniziato a praticare a Venezia. Man mano che la sua pratica cresceva, la sua reputazione di giurista brillante e profondo crebbe con essa.

Il primo atto di Manin per la causa della liberazione fu la presentazione di una petizione nel 1847 a un organismo chiamato Congregazione Veneziana, un’assemblea puramente consultiva che il governo austriaco permise di riunire proprio perché non aveva alcun potere. La petizione, indirizzata all’imperatore, elencava le lamentele del popolo veneziano. Manin odiava la dominazione austriaca di Venezia e fu sconsideratamente franco al riguardo.

Il 18 gennaio 1848 fu arrestato per tradimento. Il suo arresto è servito solo ad aumentare la sua popolarità. Entro 2 mesi la rivoluzione era scoppiata ei veneziani costrinsero il governatore austriaco a rilasciarlo il 17 marzo. Nove giorni dopo gli austriaci furono cacciati dalla città e Manin guidò l’erezione di un governo provvisorio e divenne presidente della corte. visse la Repubblica Veneta.

Manin collaborò, anche se a malincuore, agli sforzi del governo piemontese per unire l’Italia sotto i propri auspici. Quando questo tentativo fallì e il re del Piemonte, Carlo Alberto, firmò un armistizio lasciando il Veneto sotto l’Austria, ci fu una scena selvaggia a Venezia che portò a un tentativo di linciare i rappresentanti piemontesi. Manin intervenne e, grazie al grande prestigio di cui godeva, salvò loro la vita.

Venezia è riuscita a mantenere la sua indipendenza dall’Austria per quasi un altro anno. Terminato il sostegno del Piemonte, gli austriaci iniziarono gradualmente a rioccupare tutta la terraferma veneziana. La speranza stava svanendo, ma all’inizio del 1849 l’Assemblea veneziana riaffermò Manin come presidente della repubblica e gli conferì autorità illimitata. Hanno votato per resistere fino alla fine.

Le forze austriache circondarono la città e iniziarono a bombardarla da terra e mare. In condizioni di assedio le scorte di cibo diminuirono e in luglio il colera si diffuse in tutta la città. La sconfitta era inevitabile e il 24 agosto 1849 Manin capitolò nei migliori termini possibili: l’amnistia per tutti tranne se stesso e per alcuni altri importanti cittadini che lo avevano aiutato.

Il 27 agosto Manin partì per Parigi, dove arrivò a credere che l’unica speranza per l’unità italiana fosse nella monarchia piemontese. Ha collaborato alla fondazione della Società Nazionale Italiana, organizzazione votata all’obiettivo dell’unificazione sotto il Piemonte. Il 22 settembre 1857 Manin morì, solo pochi anni prima che l’Italia realizzasse gli obiettivi per cui aveva trascorso la vita.

Ulteriori letture

Per un resoconto vivace e accurato di Manin vedere George M. Trevelyan, Manin e la Rivoluzione Veneziana del 1848 (1923). Non specificamente su Manin, ma si occupano a fondo del periodo GFH e J. Berkeley, L’Italia in divenire (3 voll., 1932-1940). Utile anche AJP Taylor, Il problema italiano nella diplomazia europea, 1847-1849 (1934).

Fonti aggiuntive

Ginsborg, Paul, Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del 1848-49, Cambridge; New York: Cambridge University Press, 1979.

Trevelyan, George Macaulay, Manin e la rivoluzione veneziana del 184, New York, H. Ready, 1974. □