ʾ Umar ibn al-Khattāb (d. 644 (AH 23)). Secondo califfo (khalīfa) e principale architetto dell’impero arabo islamico. In origine era un nemico dell’Islam, ma ha avuto un’improvvisa conversione quattro anni prima dell’hijra. In Madina, l’energia di volontà, pietà, saggezza e capacità organizzativa di ʾUmar lo hanno reso secondo al Profeta Muhammad per autorità e prestigio. Il Profeta lo ha soprannominato Faruq, ‘distinguisher’ (tra verità e falsità). Come secondo califfo (khalīfa) ha organizzato le conquiste islamiche e l’amministrazione dell’impero. Le tradizioni rivelano, tuttavia, che era più temuto che amato, e al culmine del suo potere fu assassinato a Madina.
Fu durante il califfato di ʾUmar che sorsero istituzioni religiose e politiche musulmane che dovevano essere il modello per le generazioni future. Tra questi c’erano: il divano (“registro degli stipendi”), una forma di stato sociale mediante il quale venivano pagati stipendi annuali a tutti i musulmani dal tesoro pubblico; regolamenti per soggetti non musulmani (dhimmi); guarnigioni militari che in seguito divennero le grandi città dell’Islam, ad esempio Kūfā e Fustat; l’ufficio di qāḍi (giudice); ordinanze religiose come le preghiere notturne obbligatorie nel mese di Ramaḍān; codici civili e penali; il calendario hijra; e la standardizzazione del testo del Corano.
Fonti sunnite ortodosse lodano ʾUmar per la pietà, la giustizia e lo rendono un modello per tutte le virtù dell’Islam. Al contrario, le fonti sciite conservano un animus contro l’uomo che ha bloccato le affermazioni di ʿAlī.