Guido darezzo

Guido d’Arezzo (ca. 995-ca.1050) era un teorico musicale e pedagogo italiano che sviluppò il sistema esacordale e il rigo musicale.

Guido d’Arezzo è probabilmente nato in Italia, anche se è stato ipotizzato che possa essere arrivato in Italia dalla Francia in tenera età. Ha studiato all’Abbazia Benedettina di Pomposa e poi ha insegnato canto lì. Ha lasciato l’abbazia verso il 1025 perché le sue idee non hanno incontrato comprensione. Il vescovo di Arezzo lo invitò a insegnare musica nella sua scuola cattedrale e divenne un grande estimatore dei nuovi dispositivi pedagogici di Guido. Questi furono incorporati nel famoso libro di testo di Guido, Micrologus, scritto intorno al 1030.

A Pomposa, Guido aveva sviluppato un nuovo modo di scrivere il canto gregoriano, adottando un pentagramma di quattro righe e chiavi. Ha spiegato i suoi nuovi metodi nella prefazione alla sua antifonale, un volume di canti che ha riscritto in modo nuovo durante gli anni 1020 e presentato a Papa Giovanni XIX, che ne è rimasto molto colpito. Questo sistema di notazione è il diretto antenato di tutte le successive notazioni musicali.

Insegnante qual era, Guido sviluppò ulteriormente questa idea in un sistema completo di addestramento dell’orecchio e canto a prima vista, che spiegò in una lettera scritta da Arezzo al monaco Michele di Pomposa. Questo sistema, noto come solmizzazione, divenne la base del moderno solfeggio. Per un noto inno dell’VIII secolo per la festa di San Giovanni Battista, Guido creò una melodia, le cui prime note dei primi sei versi formano una scala di due toni interi, un mezzo tono e due toni interi. Questa serie simmetrica di sei note, chiamata esacordo e cantata per le sillabe latine che iniziano le sei linee, ut-re-mi-fa-sol-la, divenne il suo strumento centrale per l’addestramento dell’orecchio e il canto a prima vista. Spostando questo esacordo su vari livelli di intonazione, il cantante poteva sempre determinare dove doveva essere cantato l’intervallo di semitono cruciale.

Guido o uno dei suoi discepoli inventò anche un ausilio alla memoria per imparare i nomi di tutte le note del suo sistema musicale, che si estende su una gamma di 20 tasti bianchi del pianoforte: la cosiddetta mano guidoniana. Qui i nomi delle note del sistema sono stati scritti sulle varie parti della mano sinistra e delle dita, in modo che potessero essere letti dall’allievo.

La fama di Guido era grande e le sue idee ebbero un’influenza duratura sulla notazione musicale, sull’insegnamento della musica e sulla musicalità. In questi campi è stato uno degli uomini più eccezionali di tutta la musica occidentale.

Ulteriori letture

Il miglior resoconto di Guido d’Arezzo è in Donald J. Grout, Una storia della musica occidentale (1960). Vedi anche il trattamento più completo di lui in Gustave Reese, La musica nel Medioevo (1940). □